Accademia dell’Arcadia

Cristina di Svezia dopo aver rinunciato al trono in favore del cugino, si trasferì a Roma e qui, nel suo salotto, amò riunire poeti e letterati.
Questi, alla sua morte, decisero di continuare a riunirsi e fondarono così un’accademia (1690) che fu chiamata ‘Arcadia‘ dal nome della omonima regione della Grecia cantata dagli scrittori dell’antichità e del Rinascimento come patria ideale della poesia bucolica (pastorale).
I fondatori dell’Arcadia vollero evidenziare il suo carattere bucolico infatti, oltre al nome che richiamava la vita semplice e primitiva a contatto con la natura, scelsero come insegna una siringa a sette canne che era coronata d’alloro e di pino…

I soci dell’Accademia dell’Arcadia vennero definiti ‘pastori e pastorelle’, il presidente ‘custode generale’, le affiliazioni nelle varie parti d’Italia ‘colonie’.
Il protettore fu Gesù Bambino, nato tra i pastori; la sede centrale venne fissata sul Gianicolo e fu detta ‘Bosco Parrasio‘ perché ‘Parrasio’ è aggettivo di Parrasia, regione dell’Arcadia meridionale.
La biblioteca dell’Accademia dell’Arcadia fu chiamata ‘serbatoio’ e gli adepti, al momento dell’iscrizione, cambiavano il proprio nome sostituendolo con uno derivante dalla tradizione bucolica (Melibeo, Mopso, Tirsi e via dicendo).

I fondatori dell’Arcadia furono Giovan Mario Crescimbeni e il calabrese Gian Vincenzo Gravina che ne fu pure il legislatore; all’Accademia poteva accedervi qualunque persona colta per cui ne fecero parte letterati, principi, prelati, musicisti, dame.
Già nel 1699, ovvero 9 anni dopo la fondazione, le ‘colonie’ si erano diffuse così largamente in Italia che non c’era città importante che non ne avesse o ne desiderasse averne una e, per tali motivi, l’Arcadia esercitò un’azione lodevole di affiatamento tra tutte le persone colte della nostra patria, unificò la lingua e la cultura, preludio della futura unità politica dell’Italia, creò fra gli Italiani un sentimento di ammirazione e di entusiasmo per la comune tradizione di poesia e di cultura.

Fra le composizioni arcadiche possiamo distinguere quelle di carattere eroico – moraleggiante e quelle che hanno come tema l’amore in tutte le sue espressioni, dalla lontananza alla gelosia, al tradimento e via dicendo.
Queste ultime fanno loro un sentimentalismo galante, languido, stucchevole, sdolcinato cui fa da cornice un paesaggio idilliaco nel quale emergono i fiori, le grotte, i ruscelli, i boschi.

Come tale, il movimento arcadico non rappresentò un vero rinnovamento qualitativo della letteratura italiana e cadde in un formalismo vacuo e retorico peggiore di quello del Marinismo, movimento barocco del ‘600, per sconfiggere il quale l’Accademia era nata.
Quello che soprattutto mancò all’Arcadia fu l’inerzia e l’insensibilità dinnanzi alle problematiche che la società del tempo poneva, (il suo limite sta proprio nel non aver saputo interpretare le esigenze che la condizione storica e sociale del tempo richiedeva) cioè la presenza di forti ideali umani, religiosi, politici, sociali.

Fu infatti l’Arcadia l’espressione della aristocrazia, della cultura e della raffinatezza non invece come avrebbe dovuto essere, la risposta agli strati più attivi di quella umanità che chiedeva con forza l’abbattimento del vecchio mondo ancora quasi feudale.
La leggiadria, la grazia, la levità che improntò la letteratura arcadica si ritrovano anche nelle pitture e nell’architettura del periodo, anch’esse nate per contrastare il cattivo gusto del ‘600 barocco.
L’Arcadia, con il suo amore per il bello, per la raffinatezza, aveva inoltre portato in auge l’ammirazione della letteratura classica, greca e romana, limitandosi però ad un’imitazione puramente formale e non già moralmente ed esteticamente profonda.

Nel periodo dell’Arcadia prevalse la cosiddetta ‘moda francesizzante’ cioè si ripresero usi e costumi della Parigi civettuola e graziosa (le donne usavano incipriarsi il viso e cospargerlo di nei, indossavano corpetti stretti, gli uomini parrucche, calzoni stretti, fibbie d’oro alle scarpe).
Il francese era divenuta la lingua europea, usata nelle relazioni diplomatiche ma anche nei vari salotti.
In conclusione, l’Accademia dell’Arcadia, che ebbe il suo pieno rigoglio nella prima metà del ‘700 ma che, come istituzione, continuerà per tutto il secolo, fra le altre cose nacque perché si volle opporre alla letteratura del ‘600, barocca superficiale, ridondante, bizzarra, stravagante.

 

Accademia dell’Arcadiaultima modifica: 2011-01-20T16:15:00+01:00da overflow975
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