Il Congresso di Vienna e la Restaurazione

Il Congresso di Vienna si riunì naturalmente a Vienna il giorno 1 ottobre 1814 per dare un nuovo assetto all’Europa sconvolta dalle guerre napoleoniche.
Ad esso presero parte i rappresentanti degli Stati europei che rivendicarono i propri possedimenti.
Intanto Napoleone, fuggito dall’Isola d’Elba dove era stato esiliato, cercò di riconquistare il proprio potere in Francia senza, in verità, riuscirci perché le potenze europee lo batterono nella storica battaglia di Waterloo (Belgio, 18 giugno 1815) relegandolo a Sant’Elena, isola dell’Oceano Atlantico, dove morirà il 5 maggio 1821…

Il ritorno di Napoleone, comunque, accelerò i lavori del Congresso che, nonostante la rivalità e le pretese dei partecipanti, si concluse con la Restaurazione di quelle situazioni preesistenti alle guerre napoleoniche.

Ogni sovrano o ministro riebbe quindi, più o meno, i suoi antichi possedimenti secondo un assetto retrivo e sorpassato che non teneva conto delle ‘nuove idee‘ portate avanti da Napoleone e propugnate dalla Rivoluzione americana e dalla Rivoluzione francese, idee e aneliti che, come vedremo, non potranno essere soffocate e che si concretizzeranno nei movimenti liberali che seguiranno.

Tornando nel vivo del Congresso di Vienna, conclusosi il 9 giugno 1815, dobbiamo rilevare che esso s’ispirò a due princìpi contenuti nel nuovo Statuto d’Europa.
Il primo era il principio di ‘legittimità‘ secondo il quale gli Stati continentali dovevano essere restituiti ai sovrani che avevano regnato prima del 1789.
Il secondo era il principio del ‘diritto divino‘ secondo il quale la sovranità derivava da Dio e non dal popolo.

Una posizione di primo piano assunsero, nel Congresso, il ministro austriaco Metternich che riuscì a far sì che i congressisti trovassero un accordo ed anche l’astuto ministro francese Talleyrand che si pose come vincitore nonostante che la Francia fosse stata vinta.
L’Inghilterra e l’Austria, da parte loro, pretesero che il rapporto di forze tra le potenze fosse bilanciato per evitare che qualche singolo Stato prevalesse sugli altri.

In sostanza il Congresso di Vienna sanciva il volere dei capi di Stato e non teneva per nulla in conto quelle che erano le aspirazioni ed i bisogni dei popoli (indipendenza nazionale e sovranità popolare).
La forma di governo negli Stati restaurati fu, generalmente, la monarchia assoluta anche se alcuni sovrani concessero ai sudditi la carta costituzionale che prevedeva, però, solo le concessioni dei regnanti e non già le decisioni di un’assemblea costituente.

Il timore che i popoli potessero tentare di buttare giù i Governi restaurati o volessero renderli costituzionali spinse l’Austria, la Prussia, la Russia e poi anche la Francia ad unirsi per respingere con le armi un qualsiasi tentativo di rivolta.
Tutto ciò fu sancito dalla Santa Alleanza, voluta dallo Zar di Russia Alessandro I, le cui norme furono fatte osservare, in modo molto rigido, dal principe Clemente di Metternich, ministro austriaco, che nel frattempo era divenuto il Capo del Governo.
L’alleanza fu definita ‘santa’ perché si fregiava di portare avanti i principi cristiani contro i movimenti rivoluzionari.

Rivolgiamo ora la nostra attenzione a quella che fu la situazione dell’Italia all’indomani della fine del Congresso di Vienna:

  • Il Regno di Sardegna, sotto Vittorio Emanuele I di Savoia, oltre agli Stati già posseduti (Piemonte, Savoia, Nizza, Sardegna) comprendeva la Liguria;
  • Il Regno Lombardo – Veneto (Lombardia e Veneto) era direttamente dominato dall’Austria attraverso un viceré che risiedeva a Milano;
  • Il Ducato di Parma e di Piacenza veniva affidato a Maria Luisa d’Austria, alla cui morte (1847) passava ai Borboni di Parma;
  • Il Ducato di Modena (Modena, Reggio e Massa Carrara) passava a Francesco IV d’Este;
  • Il Granducato di Toscana con i Presìdi e Piombino a Ferdinando III di Lorena;
  • Lo Stato Pontificio (Lazio, Umbria, Marche, Romagna, Emilia) fu restituito a Pio VII rientrato dall’esilio;
  • Il Regno delle Due Sicilie (Italia meridionale e Sicilia) a Ferdinando IV di Borbone che divenne Ferdinando I delle Due Sicilie;
  • La Repubblica di San Marino e il Principato di Monaco rimasero indipendenti;
  • Le Repubbliche libere di Venezia, Genova, Lucca scomparvero: Venezia passò sotto il dominio austriaco; Genova divenne parte del nascente Stato Italiano; Lucca fu assorbita dal Granducato di Toscana;
  • La Corsica rimase alla Francia; il Canton Ticino alla Confederazione svizzera; Malta all’Inghilterra.

L’Austria oltre a governare direttamente il Lombardo – Veneto aveva anche una certa influenza sugli Stati retti da governanti legati, in qualche modo, alla casa Asburgica (Austria).
Inoltre molti dei sopraelencati domini furono governati col pugno di ferro, altri invece con moderazione e tolleranza.
E’ il caso, ad esempio, del Granducato di Toscana che, grazie al governo illuminato di Ferdinando III e del figlio Leopoldo di Lorena, divenne lo Stato più liberale d’Italia sia in politica che in economia.

Al contrario, il Meridione fu caratterizzato da una profonda arretratezza che portò alla povertà assoluta soprattutto dei ceti più bassi.
In questa atmosfera di disagio economico e culturale era ovvio che la gente tendesse ad un rinnovamento e all’attuazione di condizioni migliori di vita che non potevano esser raggiunte con mezzi legali e alla luce del sole per cui ci si organizzò in società segrete che realizzarono programmi politici e moti insurrezionali.

Il Congresso di Vienna e la Restaurazioneultima modifica: 2009-06-29T14:34:00+02:00da overflow975
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