Perché il castello di Pizzo Calabro è intitolato a Gioacchino Murat?

Pizzo è una ridente cittadina della provincia di Vibo Valentia, in Calabria, che si affaccia sul Golfo di Sant’Eufemia – Lamezia e quindi sul Mare Tirreno; essa conta circa 10.000 abitanti, è una rinomata località balneare, meta ambita del turismo costiero insieme ad altre che fanno parte della stessa Provincia e della Costa degli Dei: Zambrone, Parghelia, Tropea, Santa Domenica di Ricadi, Capo Vaticano.
Oltre allo splendido mare, la città di Pizzo è rinomata per i prodotti confezionati dai gelatai – uno fra tutti il famoso ‘Tartufo di Pizzo‘ – ma anche per la storia legata al castello, costruito nel 1492, intitolato a Gioacchino Murat – re di Napoli, cognato di Napoleone Bonaparte per averne sposato la sorella Carolina – che qui venne fucilato dai soldati borbonici il 13 ottobre del 1815… 

Gioacchino Murat, grazie ad un accordo con l’Austria, aveva conservato il Regno di Napoli ma, al ritorno di Napoleone Bonaparte dall’Isola d’Elba, emanò il proclama di Rimini – 30 marzo 1815 – con il quale incitava gli Italiani ad andare contro gli Austriaci al fine di unificare l’Italia.
Battuto da questi, si rifugiò in Corsica e poi in Calabria dove, appunto a Pizzo Calabro, fu fatto prigioniero nel castello e venne ucciso in virtù della legge vigente che sanciva la pena di morte per chi fosse ritenuto fautore di atti rivoluzionari, la quale era stata voluta proprio dal condannato durante gli anni del suo regno.
Gioacchino Murat, prima d’esser fucilato, chiese ai componenti del plotone d’esecuzione di sparare dritto al cuore e di non sfigurare il volto e volle non essere bendato dimostrando così l’alto coraggio.
Ogni anno a Pizzo Calabro viene celebrata, in ottobre, una rievocazione storica che racconta gli eventi accaduti dallo sbarco alla fucilazione di Gioacchino Murat, le cui spoglie furono sepolte presso la Chiesa di San Giorgio.

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