Riassunti Promessi sposi – ventiduesimo capitolo

I Promessi Sposi – riassunto capitolo 22.

Il ventiduesimo capitolo del romanzo de I Promessi sposi è quello in cui l’Innominato, dopo una notte tormentata – vedi riassunto del XXI capitolo, alle prime luci dell’alba, viene a conoscenza da uno dei suoi che in paese è arrivato, in visita pastorale, il cardinale Federigo Borromeo, arcivescovo di Milano, dal quale il signorotto decide di recarsi nella speranza di trovare consolazione.

Il XXII è anche il capitolo della biografia del cardinale, uomo del quale Alessandro Manzoni sottolinea la coerenza fra i principi morali e le azioni.

Visita pastorale di Federigo Borromeo.

Il bravo riferisce all’Innominato che in paese c’è tanto fervore perché è arrivato, in visita pastorale, il cardinale Federigo Borromeo, arcivescovo di Milano. Il signorotto decide dunque di recarsi presso il cardinale sperando che egli possa confortarlo. Ma dopo essersi vestito ed armato, prima di uscire, bussa dolcemente alla porta della camera nella quale si trova Lucia.

Alla vecchia serva che ha in custodia la giovane, l’Innominato raccomanda di dirle, quando si sarà svegliata, che il signore è uscito ma, quando tornerà, farà quanto ella desidera. Poi da solo, senza scorta, si avvia alla canonica destando, con la sua presenza, in tutti gli astanti, curiosità e stupore.

La visita dell’Innominato.

Molto stupito è anche il cappellano crocifero che deve annunciare al cardinale Federigo Borromeo la visita dell’Innnominato e lo diventa ancora di più quando l’alto prelato, con semplicità e sicurezza, gli dice di farlo passare. A questo punto il Manzoni interrompe il racconto per fare una digressione che ricostruisce la biografia del cardinale Borromeo.

La vita del cardinale Borromeo.

Federigo Borromeo, cugino di quel Carlo che sarà elevato agli altari, era nato nel 1564 da una famiglia ricca e nobile. Egli viene così descritto dal Manzoni: ‘La sua vita è come un ruscello che, scaturito limpido dalla roccia, senza ristagnare né intorbidirsi mai, in un lungo corso per diversi terreni, va limpido a gettarsi nel fiume…’. Nel 1580 Federigo decise ‘di dedicarsi al mistero ecclesiastico, e ne prese l’abito dalle mani del suo cugino Carlo, che una fama, già fin d’allora antica e universale, predicava santo’.

Federigo rinunciò agli agi e alle ricchezze che la sua condizione sociale gli offriva e si dedicò completamente all’elemosina, al far del bene agli infermi, ai derelitti e a tutti coloro i quali vivevano nel bisogno. Scelse di sedere a una tavola parca e di vestire dei panni poveri, in conformità col tenore della sua vita e dei suoi comportamenti che non mutarono mai nonostante le lamentele dei parenti i quali lo accusavano di svilire così la dignità della casa.

Coerenza e povertà.

La coerenza fra i principi morali e le azioni si manifesta anche quando Federigo, molto attento alla cultura, fondò la famosa biblioteca ambrosiana nella quale lasciò circa sue seicento opere: trattati morali, dissertazioni storiche, d’antichità sacra e profana, di letteratura, d’arte e d’altro.

Federigo Borromeo fu militante di un cristianesimo inteso come povertà di vita, carità e aiuto agli umili. Il Manzoni fa però anche un accenno alle note negative di questo grande uomo: la credenza alle streghe, agli untori – coloro che ungendo diffondevano la peste, alle credenze dunque diffuse e consolidate di quel tempo.

 

Riassunti Promessi sposi – ventiduesimo capitoloultima modifica: 2011-11-17T16:14:00+01:00da overflow975
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