Riassunti Promessi sposi – ventesimo capitolo

I Promessi Sposi – riassunto capitolo 20.

Il ventesimo capitolo de I Promessi sposi è quello in cui Alessandro Manzoni, attraverso la descrizione iniziale della dimora dell’Innominato, traccia la fisionomia di questo signore, del suo carattere, delle sue scelte, della sua dimensione fisica e psicologica, della sua solitudine. Solitudine appunto che è sottolineata dalla frase del Manzoni: ‘non vedeva mai nessuno al di sopra di sé né più in alto’. Solitudine che non è solo isolamento dagli altri esseri umani ma mancanza assoluta di una fede religiosa.

Rapimento di Lucia e la monaca di Monza.

Il ventesimo capitolo de I Promessi sposi è dunque quello in cui si sta preparando nell’animo dell’Innominato una crisi morale ma anche religiosa: quel dio che aveva sempre ignorato lo sentiva ora gridare dentro di sé: ‘Io sono però’. Il ventesimo è il capitolo del rapimento di Lucia e dell’insolito turbamento che ella, con le sue parole semplicissime, opera nell’animo del terribile Nibbio; il ventesimo capitolo de I Promessi sposi è ancora quello in cui Gertrude, la monaca di Monza, tocca il fondo della sua perversione morale mandando fuori dal convento Lucia per essere rapita.

Il capitolo 20 de I Promessi sposi si apre con una sequenza descrittiva del paesaggio che circonda il castello dell’Innominato, il potente e selvaggio signore del luogo. Qui, come in tutto il romanzo, il paesaggio è un tutt’uno con il personaggio e fa da sfondo agli avvenimenti descritti.

Il castello dell’Innominato.

Il castello dell’Innominato si trova in alto, sopra una catena montuosa circondata da un pendio erto e scosceso che ha per ‘fondo un letto di ciottoloni’ ed è costellato da ‘tane e precipizi’. Tale castello rispecchia a pieno l’indole del proprietario – l’Innominato – che, con la sua audacia, riesce ad incutere in tutti un timore riverenziale che lo porta così ad essere il signore incontrastato del luogo.

Il ‘castellaccio‘, così viene definito il castello dell’Innominato da Alessandro Manzoni, è paragonato dall’autore de ‘I Promessi sposi’ al ‘nido insanguinato dell’aquila’, il posto cioè dove questo rapace porta le sue prede per poi ucciderle. E, come l’aquila dall’alto del suo nido, vede tutto ciò che avviene al di sotto, così l’Innominato – dall’alto della sua dimora – controlla e domina tutto e non ha ‘nessuno al di sopra di sé né più in alto’.

Il rapimento di Lucia.

È proprio alla dimora del potente signore che don Rodrigo decide di recarsi per chiedergli di portare a termine l’impresa in cui lui non era riuscito: il rapimento di Lucia.

Prima di inoltrarsi per la stradina sterrata e impervia che conduce al ‘castellaccio’, don Rodrigo deve farsi riconoscere dal capo dei bravi dell’Innominato, bravi che si trovano permanentemente alla taverna dellaMalanotte‘, ai piedi del pendio; il signorotto deve inoltre consegnare lo schioppo – il fucile – perché sa che ‘su quell’erta non era permesso d’andar con lo schioppo’ e deve lasciare là ad aspettarlo anche i suoi bravi.

Lungo la salita un altro ‘bravaccio dell’Innominato lo guardò, lo riconobbe’ e lo fece ‘passare per un andirivieni di corridoi bui, e per varie sale tappezzate di moschetti, di sciabole e di partigiane e in ognuna delle quali c’era di guardia qualche bravo’. Dunque don Rodrigo, dopo aver atteso un bel po’, viene introdotto nella sala dove si trova l’Innominato.

Descrizione dell’Innominato.

Questi ‘era grande, bruno, calvo, bianchi i pochi capelli che gli rimanevano, rugosa la faccia’ a prima vista dimostrava 60 anni ma il modo di muoversi, il lampeggiare dei suoi occhi vivi ‘indicavano una forza di corpo e d’animo’ tipica di un giovane.

Dopo i saluti, don Rodrigo espone la sua richiesta e l’Innominato, sentendo che nella faccenda era mischiato anche fra Cristoforo – che proteggeva Lucia – da lui molto odiato perché ‘nemico aperto de’ tiranni’, accetta di compiere ‘l’impresa’. I due si salutano dopo che l’Innominato ha assicurato don Rodrigo che si sarebbe fatto vivo lui.

Appena però l’Innominato si trova solo, si sente ‘non pentito, ma indispettito d’aver data la sua parola’. Infatti, da un po’ di tempo, il terribile signore si sente una certa ripugnanza per i delitti; inoltre vedendosi invecchiare, lo assale il pensiero della morte e del giudizio divino: ‘Invecchiare! Morire! E poi?’ e ancora, ‘Quel dio, di cui aveva sentito parlare’, sembrava gli urlasse dentro ‘Io sono però’. Di tutti questi pensieri che gli si affacciano alla mente il selvaggio signore non parla con nessuno ma ‘li maschera con un atteggiamento ancora più duro, più feroce, per auto-convincersi che lui non è cambiato che è sempre quello di una volta.

Il Nibbio ed Egidio.

Per non dare adito a ripensamenti, chiama subito il Nibbio, il capo dei suoi bravi e gli ordina di recarsi a Monza da Egidio – lo scellerato che aveva una relazione con Gertrude, la monaca di Monza – per chiedere il suo aiuto al fine di rapire Lucia – che era sotto la protezione della stessa Gertrude nel monastero di Monza.

Egidio risponde che l’impresa è ‘facile e sicura’ perché sa che Gertrude non gli negherà il suo aiuto. In realtà ella, sentita la richiesta dello scellerato Egidio di far uscire Lucia dal convento con una scusa, ritenendo la proposta ‘spaventosa’, cerca di ‘esimersi dall’orribile comando’ ma, alla fine, ubbidisce e convince la spaventatissima Lucia a far ciò che ella le chiede.

Lucia si allontana da Monza.

Così la povera giovane si dirige verso il suo triste destino: lungo la strada infatti sta ad attenderla una carrozza con dentro i tre bravi dell’Innominato. Capo di questi è il Nibbio che, con l’inganno, riesce a caricare Lucia sulla carrozza allontanandosi poi da Monza. La giovane – atterrita – piange, supplica invano il terribile Nibbio che però rimane profondamente turbato dalla sua dolcezza. A Lucia non resta altro che pregare.

Intanto l’Innominato, dalle finestre del suo palazzotto, aspetta di vedere giungere la carrozza e, in preda a un insolito turbamento, pensa di consegnare subito Lucia a don Rodrigo ma qualcosa all’interno del suo animo gli suggerisce di non farlo. Il terribile signore manda ad accogliere Lucia una vecchia serva ordinandole di fare coraggio alla giovane.

 

Riassunti Promessi sposi – ventesimo capitoloultima modifica: 2011-10-08T11:11:00+02:00da overflow975
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