Riassunti Promessi sposi – ventunesimo capitolo

I Promessi Sposi – riassunto capitolo 21.

Il ventunesimo è il capitolo de I Promessi sposi nel quale Lucia, rapita dai bravi dell’Innominato, viene portata al castello di costui, consolata ed incoraggiata ma inutilmente dalla ‘vecchia serva a cui il padrone ha ordinato di tranquillizzare la giovane.

È questo il capitolo in cui il Nibbio – il capo dei bravi dell’Innominato, quando riferisce al padrone la buona riuscita della sua impresa – il rapimento di Lucia, manifesta allo stesso di aver provato, stranamente, compassione per la giovane.

È questo ancora il capitolo dell’incontro fra Lucia e l’Innominato e di tutti gli stati d’animo dell’una e dell’altro durante la lunga e tormentata notte di entrambi…

La Malanotte.

Alla Malanotte, la taverna che si trova all’inizio della dissestata stradina che porta al castello dell’Innominato, Lucia viene trasferita dalla carrozza nella ‘bussola’, una portantina. Dentro questa si trova la vecchia serva dell’Innominato alla quale il signore ha ordinato di accogliere e far coraggio alla giovane. Questa, vedendo la vecchia, inizialmente si rianima ma ricade poi subito nello sconforto e chiede il perché di quel rapimento.

Il Nibbio, capo dei bravi dell’Innominato, precede di corsa la bussola per riferire al suo padrone che tutto è andato secondo i piani prestabiliti. Ma allorché il Nibbio si trova al cospetto dell’Innominato, manifesta a costui la compassione che Lucia, con le sue preghiere e le sue semplici frasi, ha fatto scaturire nel suo animo. Infatti si rivolge al padrone con tali parole: ‘… Avrei avuto più piacere che l’ordine fosse stato di darle una schioppettata nella schiena, senza sentirla parlare, senza vederla in viso’. Al che l’Innominato gli si rivolge contro dicendogli: ‘Compassione! Che sai tu di compassione? Cos’è la compassione?’ ‘Sentiamo un poco come ha fatto costei per moverti a compassione’.

La bontà del Nibbio.

Effettivamente non era mai successo che nell’animo del Nibbio avessero albergato dei sentimenti di bontà o meglio, evidentemente, questi erano sopiti ma capaci di risvegliarsi e così era successo. Intanto, ascoltando tali parole, l’Innominato pensa tra sé e sé: ‘Non la voglio in casa costei’, ‘Un qualche demonio ha costei dalla sua… o un qualche angelo che la protegge…’. E, fortemente turbato dalle parole inusuali del Nibbio, decide che l’indomani avrebbe liberato Lucia e non avrebbe più voluto sentir parlare di lei. Prima però si affaccia prepotentemente al suo animo il desiderio di vedere la giovane, di cercare di capire cosa avesse destato tali sentimenti al terribile Nibbio, esecutore di ogni suo malvagio piano.

Lucia implora l’Innominato.

Si reca quindi nella camera nella quale Lucia, sorvegliata dalla vecchia serva, se ne sta raggomitolata in un angolo senza voler mangiare, protestando prima per la violenza del rapimento, implorando poi l’Innominato di liberarla perché ‘Dio perdona tante cose, per un’opera di misericordia!’.

La vista della ragazza e le sue parole producono un tale turbamento al ‘selvaggio signore’ che, in cuor suo, sa che l’aiuterà, non le promette niente ma pronuncia parole di rassicurazione del tutto insolite per lui.

Il voto di Lucia alla Madonna.

Andato fuori dalla camera l’Innominato, la vecchia serva invita Lucia a mangiare e a stendersi sul letto ma la ragazza rifiuta e se ne sta rincantucciata sul pavimento. Ogni tanto il sonno la sopraffà ma solo per qualche attimo, dopodiché si riscuote e, ancor più preoccupata per ciò che le sta accadendo, si rifugia nella preghiera e, alla fine, fa voto alla Madonna che se uscirà da quella situazione – la prigionia, non sposerà né Renzo né altri. Vinta dalla stanchezza, tranquillizzata dalle parole dello sconosciuto e potente signore ma ancor di più dal voto fatto alla Madonna, Lucia cade in un ‘sonno perfetto e continuo’.

Ma in quel castello, qualcuno ‘avrebbe voluto fare altrettanto e non poté mai’: l’Innominato. Incredulo egli stesso di sentire agitarsi nel suo animo quel grande turbamento mai provato prima, misura a gran passi la camera e pensa: ‘È viva costei, è qui, sono a tempo, le posso dire: andate, rallegratevi, perdonatemi…’ e ancora: ‘Perdonatemi? Io domandar perdono a una donna? Io…? Ah, eppure, se una parola, se una parola tale mi potesse far bene, levarmi d’addosso un po’ di questa diavoleria, la direi: Eh! Sento che la direi. A che cosa son ridotto! Non sono più un uomo…’.

L’innominato e il suicidio.

Per distrarsi da tali pensieri, l’Innominato cerca di far qualcosa di interessante ma tutto gli sembra ‘cambiato’, solo il ricordo delle cose terribili fatte in passato occupa la sua mente: ‘quel nuovo lui, cresciuto terribilmente a un tratto, sorgeva a giudicare l’antico’. E mentre alterni sentimenti non gli permettono di raggiungere la serenità, pensa addirittura al suicidio dal quale desiste quando nella mente gli balena un pensiero: ‘E se quell’altra vita di cui mi hanno parlato quand’ero ragazzo, se quella vita non c’è, che fo io? Perché morire?’ e di contro ‘E se c’è quest’altra vita…!’.

Una lunga e tormentata notte.

Tutto a un tratto gli tornano in mente le parole di Lucia: ‘Dio perdona tante cose, per un’opera di misericordia!’ ma esse non sono più proferite col tono semplice e umile usato dalla ragazza bensì con ‘un suono pieno d’autorità, e che insieme induceva una lontana speranza’. A questo punto un grande sollievo si impadronisce dell’animo del selvaggio signore che attende ansiosamente la luce del giorno per liberare Lucia e, quando questa appare, l’Innominato sente venir dal paese un suono, uno scampanio a festa. Si chiede cosa possa essere e salta fuori dal letto per lui simile a un ‘covile di pruni’, in quella lunga e tormentata notte.

L’Innominato si veste e si dirige alla finestra e, in quell’alba nuvolosa che pian piano si schiarisce sempre più, scorge nella strada, in fondo alla valle, tanta gente tutta vestita a festa e gioiosa che si avvia tutta dalla stessa parte. Interrogandosi dove questa moltitudine di popolo si diriga, chiama un bravo e gli ordina di recarsi al paese e sapere perché la ‘fretta e la gioia’ accomunino tante persone.

 

Riassunti Promessi sposi – ventunesimo capitoloultima modifica: 2011-11-09T11:25:00+01:00da overflow975
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